STORIA DELLA SPAGNA - LA QUESTIONE EBRAICA

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alberto
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STORIA DELLA SPAGNA - LA QUESTIONE EBRAICA

Post by alberto »

Le persecuzioni antiebraiche ebbero inizio in Spagna durante l'interregno del 1391, allorché 4.000 ebrei furono massacrati dai cattolici a Siviglia.

La popolazione ebraica più numerosa e più prospera, nell'Europa del XIV secolo, era proprio quella spagnola, dove le comunità bene organizzate godevano della protezione particolare dei sovrani di Aragona e di Castiglia.

Grazie a queste condizioni favorevoli gli ebrei di Spagna (1) annoverarono fra loro una quantità di cortigiani, diplomatici, esattori delle imposte, medici, astronomi e molti intellettuali (dagli averroisti dichiarati e dagli esegeti biblici, ai poeti, sino ai traduttori di opere greche, filosofiche e scientifiche, che fecero carriera al servizio dei loro signori e che fecero guadagnare ai propri connazionali il titolo di "mediatori culturali d'Europa").

Alla fine del XV sec. la popolazione spagnola andava da un minimo di 5 milioni a un massimo di 17 milioni di persone. Gli ebrei erano circa 200-300.000 e generalmente vivevano una vita in condizioni assai migliori della grande maggioranza dei contadini e dei pastori spagnoli.

Il modo di comportarsi degli ebrei spagnoli non era molto diverso da quello esistente negli altri paesi europei, con la differenza però che mentre in Spagna dominava una cultura araba relativamente tollerante nei loro confronti, negli altri paesi dominava una cultura cattolica che lo era assai meno.
Una disposizione canonica del III Concilio Laterano (1179), poco praticata, proibiva agli ebrei e ai cristiani di vivere insieme. E il IV Concilio Lateranense (1215) aveva stabilito che gli ebrei dovevano vivere in quartieri separati e portare un segno di riconoscimento, consistente per gli uomini in cappelli di foggia e colore particolare (giallo o rosso) o un disco di panno sul mantello, mentre le donne dovevano avere un velo giallo sul capo, come le prostitute.

Nel 1242 furono pubblicamente arsi a Parigi ventiquattro carri di manoscritti ebraici di grande valore. Nel 1290 molti ebrei erano già stati espulsi dall’Inghilterra, dalla Normandia nel 1296, nel 1394 dalla Francia.

La peste nera che si diffuse in Europa nel 1348 fu un nuovo motivo di persecuzione. Gli ebrei furono infatti incolpati di diffondere la malattia avvelenando i pozzi, rimanendone essi immuni. Se la prima accusa era falsa, la seconda nasceva da un'osservazione probabilmente fondata: gli ebrei vivevano già raccolti e isolati in un'unica zona della città, seguivano particolari e rigorose norme igieniche per motivi religiosi e perciò la pestilenza non trovava tra loro terreno fertile. La calunnia, che nacque e si diffuse in Germania, provocò massacri e fughe. Molti ebrei fuggirono dal centro Europa e trovarono rifugio anche nell'Italia settentrionale, in particolare nelle comunità di Venezia, Padova, Ferrara, Mantova. Il numero degli ebrei che vivevano in Italia salì allora a circa 50.000 su un totale di 11 milioni di abitanti.

I sovrani spagnoli avevano dunque dei precedenti storici con cui poter legittimare le loro decisioni in merito all'atteggiamento ufficiale da tenere nei confronti della "questione ebraica". Di qui l'esigenza di imporre agli ebrei la conversione al cristianesimo.

http://www.homolaicus.com/storia/spagna/ebrei.htm
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