ANEDOCTAS RELACCIONADAS CON LA CONSTRUCCION DE UN TEATRO.
Posted: Mon Jan 15, 2007 6:50 pm
Aneddoti circa la costruzione di un teatro
Il Teatro Cristobal Colon è senza dubbio uno dei nostri più pregevoli gioielli artistici non solo per la sua bellezza e simmetria architettonica, ma anche perché è il simbolo dello cultura e dello spirito civico della nostra gente.
La sua attività nel corso degli ultimi cento anni e gli avvenimenti dei periodi precedenti riassumono più di duecento anni di storia culturale politica e sociale del Paese e riuniscono una sereie di fatti e aneddoti curiosi che fanno parte del bagaglio storico della Colombia.
L’edificio in sé, all’interno di una austera sobrietà, mostra senza dubbio una serie di dettagli che permettono di apprezzare la sensibilità e il buon gusto di quelli che lo progettarono e lo costruirono
Portando a compimento un complesso di armonica bellezza che soddisfò ampiamente le aspirazioni dell’epoca e il cui benefico influsso si prolunga fino ai giorni nostri.
La storia del Teatro iniziò nel 1885 con il nome di Teatro Nazionale. Da molto tempo si avvertiva la necessità di dotare la Capitale della Colombia di un Teatro più consono alle necessità e alla evoluzione culturale della sua società, poiché l’unico teatro esistente il Maldonado era chiuso da sei anni cioè dall’Agosto del 1879 mese in cui la Compagnia dell’Opera Italiana diretta dal Sig. Egisto Petrilli presentò l’ultima opera.
Il pubblico elegante della Capitale stanco della scarsa varietà delle opere rappresentate e del loro discutibile valore artistico aveva perso l’abitudine di frequentare il Teatro preferendo le riunioni e le feste private di famiglie importanti i cui saloni si aprivano al circolo degli amici e dove c’era ampio spazio per manifestazioni culturali di diversa indole che rendevano molto piacevoli e richieste tali riunioni. Così descrisse questo fatto il giornale “El Zipa” nella sua edizione del 14 e Agosto 1879.
Il Teatro fu disertato dal pubblico e poco alla volta cadde in abbandono.
Per riempire il vuoto culturale che lasciò la chiusura del Teatro Maldonado, vari gruppi di cittadini stimolati da Rafael Pumbo, incaricarono l’architetto Pietro Cantini nell’anno 1881 che elaborasse il disegno di un nuovo Teatro da costruire su un lotto di terreno vicino all’Osservatorio Astronomico nello spazio che oggi occupa il Palazzo Echeverry.
Il maestro Cantini fece il disegno ed elaborò il progetto per la sua costruzione però tutto rimase solo sulla carta perché il Governo non aveva i fondi necessari per iniziare l’opera e neppure i vari comitati di cittadini interessati riuscirono a trovarli.
Di questo tentativo restò solo la cronaca del Dott. Rafael Pombo pubblicata dal quotidiano “El Conservador”:
“Da molto tempo professiamo amicizia e stima all’architetto ufficiale e molto amabile Cavaliere Sig.. Cantini; avendogli noi commissionato il complesso progetto di un nuovo teatro ci presentò prontamente un primo disegno e progetto la cui esecuzione ci auguriamo che si realizzi per arrestare il passato declino della Cultura Nazionale.”
Altro tentativo per la costruzione del Teatro si fece durante il Governo del Dott. Francisco Javier Zaldúa, nel 1882 di nuovo si incaricò il Maestro Cantini, nella sua veste di Architetto nazionale,
di stendere il progetto per la riconversione di una parte dell’edificio del Chiostro di San Domenico, in ottemperanza all’articolo n.6 della legge n.72, con cui si ordinava che il potere Esecutivo, previ accordi con i negozianti che lì avevano le loro attività, desse avvio senza altri indugi alla costruzione di un Teatro degno del ruolo culturale della capitale, con annessi tre saloni destinati a scuola di scultura, pittura e musica.
L’Architetto Cantini di nuovo predispose il progetto e i piani relativi in relazione al terreno su cui doveva sorgere e assecondando i desideri del Governo; senza dubbio anche questo progetto naufragò per la mancanza di fondi.
A quei tempi le commedie e gli spettacoli che si rappresentavano venivano allestite su tavolati predisposti sulle pubbliche piazze o in saloni affittati a tal fine; uno dei preferiti era il Chiostro di Santa Chiara per la sua ubicazione e spaziosità o in casa di famiglie che prestavano i loro spazi per questi eventi quando le rappresentazioni non erano molto complesse.
A prescindere dal fallimento dei tentativi precedenti dovuti alla difficile situazione economica del paese che impedì si realizzasse, il progetto del Teatro rimase latente in attesa di tempi migliori.
Questo onore spettò all’allora Presidente Dott. Rafael Núñez, che nonostante le tante difficoltà e rivolte che affliggevano il Paese a quei tempi trovò il tempo di pensare a questo progetto come dimostra la lettera del 24 Marzo 1884 indirizzata al suo amico Maximo Nieto in cui tra le altre cose dice:
“Questa sera si tenne a Palazzo un’animata riunione col solo scopo di gettare le basi per la costruzione di un nuovo Teatro. Se qualche volta mi distraggo dalla Politica per occuparmi di questioni artistiche lo faccio ispirato dall’amore che nutro per il Teatro, giacchè questo ci farà dimenticare un poco la nostra penosa situazione e contribuirà alla formazione del teatro colombiano che poco per volta si farà strada tra quelli delle altre Repubbliche vicine”.
L’entusiasmo del Dott. Nuñez di dotare il Paese di un luogo adatto perché l’arte, con una delle sue più belle manifestazioni potesse essere apprezzata all’interno di un contenitore appropriato, non si limitò ai precedenti tentativi ma al fine di rendere concreta la sua idea dettò il 14 de settembre 1885, il Decreto No. 601 nel quale, avvalendosi dei poteri speciali conferitigli per lo stato di guerra del Paese, dichiarò di proprietà statale per utilità pubblica l’edificio del Teatro Maldonado con tutti gli annessi e le dipendenze necessarie perché il locale presti convenientemente il servizio a cui era destinato. Nello stesso tempo disponeva che si pagasse una somma di denaro stabilita da appositi periti nominati dal Governo al Sig. Maldonado Bruno e agli altri proprietari a titolo di rimborso per l’esproprio.
Con lo stesso decreto incaricò l’Architetto Nazionale Pietro Cantini delle opere di riparazione e adattamento dell’edificio per il nuovo Teatro e aprì un credito straordinario nazionale con lo scopo di coprire i costi.
Curiosamente il luogo eletto dal suddetto Decreto 610 come sede del nuovo Teatro era già stato occupato dai due precedenti il “COLISEO RAMIREZ “ e il “TEATRO MALDONADO”.
Il “Coliseum Ramirez” fu costruito da un commerciante spagnolo chiamato José Tomas Ramírez negli anni 1792-1793 e riguardo al denaro che si utilizzò per la sua costruzione il giornale “Papel Periódico Ilustrado” riporta il seguente aneddoto:
“…il Sig. Ramirez fu un uomo benestante però fu rovinato dalla passione del gioco tanto da essere costretto a elemosinare di notte nei luoghi frequentati dai suoi amici giocatori l’indispensabile per sopravvivere. Una notte in cui c’era gran concorrenza di giocatori il banco era tenuto da un “Oidor”
molto ricco il tavOlo verde brillava per la ricchezza di once d’oro e al momento di iniziare il gioco l’”Oidor” si ricordò all’improvviso che essendo il 1 di Gennaio c’era la festa ufficiale del baciamano e degli Auguri per l’Anno Nuovo al Palazzo del Vicerè. Posto davanti all’alternativa di ritirare il suo denaro dal tavolo con grande pregiudizio della sua posizione di giocatore e quella di farsi sostituire da un altro il suo sguardo cadde sul Dott. José Tomas Ramírez che stava in un angolo in attesa dell’elemosina dei suoi antichi compagni di gioco. Lo chiama immediatamente e lo fa sedere al suo posto per tener banco con i suoi denari. L’”Oidor” si reca al Palazzo del Vicerè dove compie i suoi doveri d’etichetta e poi torna a casa sua senza più pensare alla sorte avuta dal suo denaro lasciato sul tavolo verde.
Con grande sorpresa dei giocatori quella notte Ramirez ebbe una fortuna sfacciata e prolungata cosicché continuò a giocare fino alla mezzanotte senza poter lasciare il suo posto perché la delicatezza della situazione lo imponeva. Alla fine i suoi compagni di gioco quasi rovinati, persi i denari che avevano e molte altre somme in più abbandonata la speranza di rifarsi se non in un’altra occasione, si ritirarono lasciando Ramirez padrone di una gran quantità di denaro sonante più quello perso sulla parola che come debito di gioco era sacra soprattutto a quei tempi.
Come persona d’onore Ramirez si affrettò non appena fatta l’alba a casa dell’”Oidor” per metterlo al corrente della vincita. Questi importunato così presto lo ricevette in malo modo mentre Ramirez gli spiegava di avere vinto una somma enorme che desiderava mettere a sua disposizione.
Ma l’”Oidor” ricusò l’offerta dicendo che dal momento che lui lo aveva incaricato di sostituirlo “de Flor” al tavolo verde aveva ritenuto perso il suo denaro considerata la cattiva sorte che sempre aveva perseguitato Ramirez.
Dopo lunghe discussioni il “Oidor” accettò solo la cifra che aveva lasciato al banco lasciando il resto della vincita all’ex sfortunato Ramirez.
Con questi soldi e nell’intento di investirli in un’attività più sicura del gioco Ramirez in società con José Dionisio del Villar dette inizio alla costruzione del Teatro e con l’appoggio del Vicerè José de Ezpeleta iniziarono l’opera il 20 Agosto 1795 sotto la direzione del colonnello Domingo Esquiaqu e si concluse il 27 Ottobre 1793 (?).
L’allora Arcivescovo di Bogotà Monsignore Martínez Compañón, considerava a quei tempi che le rappresentazioni teatrali danneggiavano i buoni costumi del popolo e per impedire la sua realizzazione tentò di comprare il progetto dai soci e non accettando questi l’offerta si disgustò a tal punto da predirre che avrebbero perso tutti i loro averi e che il giorno di maggior concorso di pubblico il teatro sarebbe crollato sul pubblico lasciandolo sepolto sotto le sue rovine.
Nonostante questi terribili auguri i soci continuarono nel loro affare .”
Senza dubbio la prima parte del pronostico si compì alla lettera secondo quello che racconta il Dr. José María Caballero nel suo “Diario”: Ramírez si rovinò con il “Coliseo” e morì a Tocaima il 2 Gennaio 1805 in completa povertà.
NOTA: Grazie alle ricerche di documenti fatte dal musicologo Egberto Bermúdez sappiamo che Ramirez era Sottotenente di Cavalleria arrivato in Colombia alla fine della decade del 1780 con un grosso contingente di militari. Questi documenti pongono in serio dubbio le versioni già conSolidate sull'origine e la professione di Ramirez.
Il “Coliseo Ramirez” fu famoso ai suoi tempi, lì si rappresentarono commedie di origine locale e si fecero arrivare le prime compagnie teatrali e d’opera dal Vecchio Mondo che dovettero affrontare una vera avventura per arrivare fino a questa capitale. In effetti si imbarcavano in Francia, Spagna o Italia su una nave a vapore che impiegava dai 25 ai trenta giorni ad attraversare l’Atlantico se non c’erano altri problemi, arrivando a Sabanilla (oggi Porto Colombia) e subito dovevano reimbarcarsi per risalire il fiume Magdalena fino alla città di Honda e da lì a dorso di mulo fino a Bogotà. inerpicandosi su per gli scoscesi dirupi della Cordigliera delle Ande, patendo i rigori del clima e dovendo sopportare nugoli di “mosquitos” e altre non piccole calamità.
Questa odissea limitava notevolmente la possibilità di trovare ottimi attori dal momento che più che le loro doti artistiche prevalevano la loro capacità di sopportare un viaggio tanto lungo e pericoloso.
Il “Coliseum Ramirez” si modificò poco per volta e cambiò proprietari in diverse occasioni fino ad arrivare nelle mani dei fratelli Bruno y Timoteo Maldonado.
Nel 1871 il Dott. Bruno acquista la quota del fratello Timoteo diventando unico proprietario del Teatro eccetto alcuni palchi di proprietà di altri privati, rifà la facciata decorandola con otto colonne doriche ed effettua alcune modifiche all’interno per rendere più comodi i palchi e dare più visibilità alla scena; gli cambia il noma in Teatro Maldonado e compie sforzi per presentare nuovi e variati spettacoli.
Senza dubbio a questo punto le cose non gli vanno tanto bene per la difficoltà di selezionare cose nuove, il pubblico intanto si va stancando e ogni volta il pubblico cala finchè come detto all’inizio di questo capitolo si vide costretto a chiudere i battenti del Teatro otto anni dopo averlo battezzato col nuovo nome nell’Agosto del 1879.
Nonostante che il Teatro fosse chiuso quando il Dr. Rafael Núñez dettò il Decreto di esproprio e l’edificio praticamente in rovina, il Sig. Maldonado mai accettò questo atto ufficiale che ritenne un abuso e pertanto dette iniziò a un lungo processo giudiziario che si protrasse per undici anni e che terminò quando il Teatro Cristobal Colon era già stato costruito e il Sig. Bruno nel frattempo morto.
Nel suo testamento stilato nel 1890 dispose che i suoi eredi, per nessun motivo e sotto pena di essere diseredati, dovessero accettare il denaro offerto come indennizzo giacchè egli voleva che il Governo lo risarcisse dei presunti danni che l’esproprio gli aveva causati.
traduzione di Alberto Raffaele Mosca - segue -
Teatro de Cristóbal Colón - Calle 10 No. 5-32 / Teléfonos: 2847420 - 3410475 / Fax: 2 846245
Il Teatro Cristobal Colon è senza dubbio uno dei nostri più pregevoli gioielli artistici non solo per la sua bellezza e simmetria architettonica, ma anche perché è il simbolo dello cultura e dello spirito civico della nostra gente.
La sua attività nel corso degli ultimi cento anni e gli avvenimenti dei periodi precedenti riassumono più di duecento anni di storia culturale politica e sociale del Paese e riuniscono una sereie di fatti e aneddoti curiosi che fanno parte del bagaglio storico della Colombia.
L’edificio in sé, all’interno di una austera sobrietà, mostra senza dubbio una serie di dettagli che permettono di apprezzare la sensibilità e il buon gusto di quelli che lo progettarono e lo costruirono
Portando a compimento un complesso di armonica bellezza che soddisfò ampiamente le aspirazioni dell’epoca e il cui benefico influsso si prolunga fino ai giorni nostri.
La storia del Teatro iniziò nel 1885 con il nome di Teatro Nazionale. Da molto tempo si avvertiva la necessità di dotare la Capitale della Colombia di un Teatro più consono alle necessità e alla evoluzione culturale della sua società, poiché l’unico teatro esistente il Maldonado era chiuso da sei anni cioè dall’Agosto del 1879 mese in cui la Compagnia dell’Opera Italiana diretta dal Sig. Egisto Petrilli presentò l’ultima opera.
Il pubblico elegante della Capitale stanco della scarsa varietà delle opere rappresentate e del loro discutibile valore artistico aveva perso l’abitudine di frequentare il Teatro preferendo le riunioni e le feste private di famiglie importanti i cui saloni si aprivano al circolo degli amici e dove c’era ampio spazio per manifestazioni culturali di diversa indole che rendevano molto piacevoli e richieste tali riunioni. Così descrisse questo fatto il giornale “El Zipa” nella sua edizione del 14 e Agosto 1879.
Il Teatro fu disertato dal pubblico e poco alla volta cadde in abbandono.
Per riempire il vuoto culturale che lasciò la chiusura del Teatro Maldonado, vari gruppi di cittadini stimolati da Rafael Pumbo, incaricarono l’architetto Pietro Cantini nell’anno 1881 che elaborasse il disegno di un nuovo Teatro da costruire su un lotto di terreno vicino all’Osservatorio Astronomico nello spazio che oggi occupa il Palazzo Echeverry.
Il maestro Cantini fece il disegno ed elaborò il progetto per la sua costruzione però tutto rimase solo sulla carta perché il Governo non aveva i fondi necessari per iniziare l’opera e neppure i vari comitati di cittadini interessati riuscirono a trovarli.
Di questo tentativo restò solo la cronaca del Dott. Rafael Pombo pubblicata dal quotidiano “El Conservador”:
“Da molto tempo professiamo amicizia e stima all’architetto ufficiale e molto amabile Cavaliere Sig.. Cantini; avendogli noi commissionato il complesso progetto di un nuovo teatro ci presentò prontamente un primo disegno e progetto la cui esecuzione ci auguriamo che si realizzi per arrestare il passato declino della Cultura Nazionale.”
Altro tentativo per la costruzione del Teatro si fece durante il Governo del Dott. Francisco Javier Zaldúa, nel 1882 di nuovo si incaricò il Maestro Cantini, nella sua veste di Architetto nazionale,
di stendere il progetto per la riconversione di una parte dell’edificio del Chiostro di San Domenico, in ottemperanza all’articolo n.6 della legge n.72, con cui si ordinava che il potere Esecutivo, previ accordi con i negozianti che lì avevano le loro attività, desse avvio senza altri indugi alla costruzione di un Teatro degno del ruolo culturale della capitale, con annessi tre saloni destinati a scuola di scultura, pittura e musica.
L’Architetto Cantini di nuovo predispose il progetto e i piani relativi in relazione al terreno su cui doveva sorgere e assecondando i desideri del Governo; senza dubbio anche questo progetto naufragò per la mancanza di fondi.
A quei tempi le commedie e gli spettacoli che si rappresentavano venivano allestite su tavolati predisposti sulle pubbliche piazze o in saloni affittati a tal fine; uno dei preferiti era il Chiostro di Santa Chiara per la sua ubicazione e spaziosità o in casa di famiglie che prestavano i loro spazi per questi eventi quando le rappresentazioni non erano molto complesse.
A prescindere dal fallimento dei tentativi precedenti dovuti alla difficile situazione economica del paese che impedì si realizzasse, il progetto del Teatro rimase latente in attesa di tempi migliori.
Questo onore spettò all’allora Presidente Dott. Rafael Núñez, che nonostante le tante difficoltà e rivolte che affliggevano il Paese a quei tempi trovò il tempo di pensare a questo progetto come dimostra la lettera del 24 Marzo 1884 indirizzata al suo amico Maximo Nieto in cui tra le altre cose dice:
“Questa sera si tenne a Palazzo un’animata riunione col solo scopo di gettare le basi per la costruzione di un nuovo Teatro. Se qualche volta mi distraggo dalla Politica per occuparmi di questioni artistiche lo faccio ispirato dall’amore che nutro per il Teatro, giacchè questo ci farà dimenticare un poco la nostra penosa situazione e contribuirà alla formazione del teatro colombiano che poco per volta si farà strada tra quelli delle altre Repubbliche vicine”.
L’entusiasmo del Dott. Nuñez di dotare il Paese di un luogo adatto perché l’arte, con una delle sue più belle manifestazioni potesse essere apprezzata all’interno di un contenitore appropriato, non si limitò ai precedenti tentativi ma al fine di rendere concreta la sua idea dettò il 14 de settembre 1885, il Decreto No. 601 nel quale, avvalendosi dei poteri speciali conferitigli per lo stato di guerra del Paese, dichiarò di proprietà statale per utilità pubblica l’edificio del Teatro Maldonado con tutti gli annessi e le dipendenze necessarie perché il locale presti convenientemente il servizio a cui era destinato. Nello stesso tempo disponeva che si pagasse una somma di denaro stabilita da appositi periti nominati dal Governo al Sig. Maldonado Bruno e agli altri proprietari a titolo di rimborso per l’esproprio.
Con lo stesso decreto incaricò l’Architetto Nazionale Pietro Cantini delle opere di riparazione e adattamento dell’edificio per il nuovo Teatro e aprì un credito straordinario nazionale con lo scopo di coprire i costi.
Curiosamente il luogo eletto dal suddetto Decreto 610 come sede del nuovo Teatro era già stato occupato dai due precedenti il “COLISEO RAMIREZ “ e il “TEATRO MALDONADO”.
Il “Coliseum Ramirez” fu costruito da un commerciante spagnolo chiamato José Tomas Ramírez negli anni 1792-1793 e riguardo al denaro che si utilizzò per la sua costruzione il giornale “Papel Periódico Ilustrado” riporta il seguente aneddoto:
“…il Sig. Ramirez fu un uomo benestante però fu rovinato dalla passione del gioco tanto da essere costretto a elemosinare di notte nei luoghi frequentati dai suoi amici giocatori l’indispensabile per sopravvivere. Una notte in cui c’era gran concorrenza di giocatori il banco era tenuto da un “Oidor”
molto ricco il tavOlo verde brillava per la ricchezza di once d’oro e al momento di iniziare il gioco l’”Oidor” si ricordò all’improvviso che essendo il 1 di Gennaio c’era la festa ufficiale del baciamano e degli Auguri per l’Anno Nuovo al Palazzo del Vicerè. Posto davanti all’alternativa di ritirare il suo denaro dal tavolo con grande pregiudizio della sua posizione di giocatore e quella di farsi sostituire da un altro il suo sguardo cadde sul Dott. José Tomas Ramírez che stava in un angolo in attesa dell’elemosina dei suoi antichi compagni di gioco. Lo chiama immediatamente e lo fa sedere al suo posto per tener banco con i suoi denari. L’”Oidor” si reca al Palazzo del Vicerè dove compie i suoi doveri d’etichetta e poi torna a casa sua senza più pensare alla sorte avuta dal suo denaro lasciato sul tavolo verde.
Con grande sorpresa dei giocatori quella notte Ramirez ebbe una fortuna sfacciata e prolungata cosicché continuò a giocare fino alla mezzanotte senza poter lasciare il suo posto perché la delicatezza della situazione lo imponeva. Alla fine i suoi compagni di gioco quasi rovinati, persi i denari che avevano e molte altre somme in più abbandonata la speranza di rifarsi se non in un’altra occasione, si ritirarono lasciando Ramirez padrone di una gran quantità di denaro sonante più quello perso sulla parola che come debito di gioco era sacra soprattutto a quei tempi.
Come persona d’onore Ramirez si affrettò non appena fatta l’alba a casa dell’”Oidor” per metterlo al corrente della vincita. Questi importunato così presto lo ricevette in malo modo mentre Ramirez gli spiegava di avere vinto una somma enorme che desiderava mettere a sua disposizione.
Ma l’”Oidor” ricusò l’offerta dicendo che dal momento che lui lo aveva incaricato di sostituirlo “de Flor” al tavolo verde aveva ritenuto perso il suo denaro considerata la cattiva sorte che sempre aveva perseguitato Ramirez.
Dopo lunghe discussioni il “Oidor” accettò solo la cifra che aveva lasciato al banco lasciando il resto della vincita all’ex sfortunato Ramirez.
Con questi soldi e nell’intento di investirli in un’attività più sicura del gioco Ramirez in società con José Dionisio del Villar dette inizio alla costruzione del Teatro e con l’appoggio del Vicerè José de Ezpeleta iniziarono l’opera il 20 Agosto 1795 sotto la direzione del colonnello Domingo Esquiaqu e si concluse il 27 Ottobre 1793 (?).
L’allora Arcivescovo di Bogotà Monsignore Martínez Compañón, considerava a quei tempi che le rappresentazioni teatrali danneggiavano i buoni costumi del popolo e per impedire la sua realizzazione tentò di comprare il progetto dai soci e non accettando questi l’offerta si disgustò a tal punto da predirre che avrebbero perso tutti i loro averi e che il giorno di maggior concorso di pubblico il teatro sarebbe crollato sul pubblico lasciandolo sepolto sotto le sue rovine.
Nonostante questi terribili auguri i soci continuarono nel loro affare .”
Senza dubbio la prima parte del pronostico si compì alla lettera secondo quello che racconta il Dr. José María Caballero nel suo “Diario”: Ramírez si rovinò con il “Coliseo” e morì a Tocaima il 2 Gennaio 1805 in completa povertà.
NOTA: Grazie alle ricerche di documenti fatte dal musicologo Egberto Bermúdez sappiamo che Ramirez era Sottotenente di Cavalleria arrivato in Colombia alla fine della decade del 1780 con un grosso contingente di militari. Questi documenti pongono in serio dubbio le versioni già conSolidate sull'origine e la professione di Ramirez.
Il “Coliseo Ramirez” fu famoso ai suoi tempi, lì si rappresentarono commedie di origine locale e si fecero arrivare le prime compagnie teatrali e d’opera dal Vecchio Mondo che dovettero affrontare una vera avventura per arrivare fino a questa capitale. In effetti si imbarcavano in Francia, Spagna o Italia su una nave a vapore che impiegava dai 25 ai trenta giorni ad attraversare l’Atlantico se non c’erano altri problemi, arrivando a Sabanilla (oggi Porto Colombia) e subito dovevano reimbarcarsi per risalire il fiume Magdalena fino alla città di Honda e da lì a dorso di mulo fino a Bogotà. inerpicandosi su per gli scoscesi dirupi della Cordigliera delle Ande, patendo i rigori del clima e dovendo sopportare nugoli di “mosquitos” e altre non piccole calamità.
Questa odissea limitava notevolmente la possibilità di trovare ottimi attori dal momento che più che le loro doti artistiche prevalevano la loro capacità di sopportare un viaggio tanto lungo e pericoloso.
Il “Coliseum Ramirez” si modificò poco per volta e cambiò proprietari in diverse occasioni fino ad arrivare nelle mani dei fratelli Bruno y Timoteo Maldonado.
Nel 1871 il Dott. Bruno acquista la quota del fratello Timoteo diventando unico proprietario del Teatro eccetto alcuni palchi di proprietà di altri privati, rifà la facciata decorandola con otto colonne doriche ed effettua alcune modifiche all’interno per rendere più comodi i palchi e dare più visibilità alla scena; gli cambia il noma in Teatro Maldonado e compie sforzi per presentare nuovi e variati spettacoli.
Senza dubbio a questo punto le cose non gli vanno tanto bene per la difficoltà di selezionare cose nuove, il pubblico intanto si va stancando e ogni volta il pubblico cala finchè come detto all’inizio di questo capitolo si vide costretto a chiudere i battenti del Teatro otto anni dopo averlo battezzato col nuovo nome nell’Agosto del 1879.
Nonostante che il Teatro fosse chiuso quando il Dr. Rafael Núñez dettò il Decreto di esproprio e l’edificio praticamente in rovina, il Sig. Maldonado mai accettò questo atto ufficiale che ritenne un abuso e pertanto dette iniziò a un lungo processo giudiziario che si protrasse per undici anni e che terminò quando il Teatro Cristobal Colon era già stato costruito e il Sig. Bruno nel frattempo morto.
Nel suo testamento stilato nel 1890 dispose che i suoi eredi, per nessun motivo e sotto pena di essere diseredati, dovessero accettare il denaro offerto come indennizzo giacchè egli voleva che il Governo lo risarcisse dei presunti danni che l’esproprio gli aveva causati.
traduzione di Alberto Raffaele Mosca - segue -
Teatro de Cristóbal Colón - Calle 10 No. 5-32 / Teléfonos: 2847420 - 3410475 / Fax: 2 846245