ANDREA MATTEO ACQUAVIVA in ABRUZZO e in PUGLIA
Posted: Mon Jun 05, 2006 10:41 am
“Giulianova 1508-1688” - Commenti dello storico giuliese Sandro Galantini.
"Nel 1508 – l’anno in cui Andrea Matteo torna in possesso di Atri, dopo le congiure, i rovesci militari, la prigionia nel 1503-1505 e quindi, nel 1507, l’aggregazione della famiglia al seggio nobile napoletano di Nido[1] ed il vantaggioso matrimonio contratto con Caterina della Ratta – nel 1508, si diceva, Giulianova sembra vivere, relativamente agli aspetti più squisitamente demografico-urbanistici, una situazione di penosa incompletezza, oltre ad un generalizzato malessere sociale che, qui come altrove, traeva alimento dagli abusi feudali e dalla politica fiscale regia. La Terra di Giulia risulta «male incasata» e persistenti sono le difficoltà che gli assegnatari incontrano nella costruzione dei “casalini”: “molti hanno pigliati casalini con promissione voler edificare” si legge infatti in un documento del 1508 “et poi hanno interlassati detti casalini, et la terra per essere male incasata ne pate assai.”
Da ciò la decisione presa dal duca-umanista, il 21 ottobre 1508, di reiterare le norme e le franchigie per il popolamento emanate a suo tempo dal padre Giuliantonio, disponendo contestualmente, a favore della «Università et Homini abitanti in la Terra di Giulia Nova», l’abolizione, totale o parziale, di una lunga serie di abusi e di pratiche vessatorie, come le onerose imposte di dogana o di platea, del fondaco di sale e ferro e della gabella della carne, compresi alcuni donativi o contribuzioni tutt’altro che moderatamente pretesi e non poche “ancariglie” pesantissime, come «lo portare delle lettere et comandare cavalli per ogni minima cosa»."
...di rivendicare con fermezza l’osservanza dei suoi «privilegij» (franchigie, esenzioni ed immunità) riconosciuti sin dal diploma del 1472 di Giuliantonio, quindi da quello di re Ferrante del 1481, da Andrea Matteo nel 1508 e, in ultimo, dal cardinale Giovanni Vincenzo Acquaviva d’Aragona, «Juliae Novae Comes», il quale nel febbraio 1543 aveva non solo ratificato i precorsi benefici, ma ne aveva promulgati di nuovi.
Per la cortesia del Dott. Francesco Mosca 02/06/2006
"Nel 1508 – l’anno in cui Andrea Matteo torna in possesso di Atri, dopo le congiure, i rovesci militari, la prigionia nel 1503-1505 e quindi, nel 1507, l’aggregazione della famiglia al seggio nobile napoletano di Nido[1] ed il vantaggioso matrimonio contratto con Caterina della Ratta – nel 1508, si diceva, Giulianova sembra vivere, relativamente agli aspetti più squisitamente demografico-urbanistici, una situazione di penosa incompletezza, oltre ad un generalizzato malessere sociale che, qui come altrove, traeva alimento dagli abusi feudali e dalla politica fiscale regia. La Terra di Giulia risulta «male incasata» e persistenti sono le difficoltà che gli assegnatari incontrano nella costruzione dei “casalini”: “molti hanno pigliati casalini con promissione voler edificare” si legge infatti in un documento del 1508 “et poi hanno interlassati detti casalini, et la terra per essere male incasata ne pate assai.”
Da ciò la decisione presa dal duca-umanista, il 21 ottobre 1508, di reiterare le norme e le franchigie per il popolamento emanate a suo tempo dal padre Giuliantonio, disponendo contestualmente, a favore della «Università et Homini abitanti in la Terra di Giulia Nova», l’abolizione, totale o parziale, di una lunga serie di abusi e di pratiche vessatorie, come le onerose imposte di dogana o di platea, del fondaco di sale e ferro e della gabella della carne, compresi alcuni donativi o contribuzioni tutt’altro che moderatamente pretesi e non poche “ancariglie” pesantissime, come «lo portare delle lettere et comandare cavalli per ogni minima cosa»."
...di rivendicare con fermezza l’osservanza dei suoi «privilegij» (franchigie, esenzioni ed immunità) riconosciuti sin dal diploma del 1472 di Giuliantonio, quindi da quello di re Ferrante del 1481, da Andrea Matteo nel 1508 e, in ultimo, dal cardinale Giovanni Vincenzo Acquaviva d’Aragona, «Juliae Novae Comes», il quale nel febbraio 1543 aveva non solo ratificato i precorsi benefici, ma ne aveva promulgati di nuovi.
Per la cortesia del Dott. Francesco Mosca 02/06/2006