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ANEDOCTAS RELACCIONADAS CON LA CONSTRUCCION DE UN TEATRO.

Posted: Mon Jan 15, 2007 6:50 pm
by alberto
Aneddoti circa la costruzione di un teatro

Il Teatro Cristobal Colon è senza dubbio uno dei nostri più pregevoli gioielli artistici non solo per la sua bellezza e simmetria architettonica, ma anche perché è il simbolo dello cultura e dello spirito civico della nostra gente.
La sua attività nel corso degli ultimi cento anni e gli avvenimenti dei periodi precedenti riassumono più di duecento anni di storia culturale politica e sociale del Paese e riuniscono una sereie di fatti e aneddoti curiosi che fanno parte del bagaglio storico della Colombia.

L’edificio in sé, all’interno di una austera sobrietà, mostra senza dubbio una serie di dettagli che permettono di apprezzare la sensibilità e il buon gusto di quelli che lo progettarono e lo costruirono
Portando a compimento un complesso di armonica bellezza che soddisfò ampiamente le aspirazioni dell’epoca e il cui benefico influsso si prolunga fino ai giorni nostri.

La storia del Teatro iniziò nel 1885 con il nome di Teatro Nazionale. Da molto tempo si avvertiva la necessità di dotare la Capitale della Colombia di un Teatro più consono alle necessità e alla evoluzione culturale della sua società, poiché l’unico teatro esistente il Maldonado era chiuso da sei anni cioè dall’Agosto del 1879 mese in cui la Compagnia dell’Opera Italiana diretta dal Sig. Egisto Petrilli presentò l’ultima opera.

Il pubblico elegante della Capitale stanco della scarsa varietà delle opere rappresentate e del loro discutibile valore artistico aveva perso l’abitudine di frequentare il Teatro preferendo le riunioni e le feste private di famiglie importanti i cui saloni si aprivano al circolo degli amici e dove c’era ampio spazio per manifestazioni culturali di diversa indole che rendevano molto piacevoli e richieste tali riunioni. Così descrisse questo fatto il giornale “El Zipa” nella sua edizione del 14 e Agosto 1879.

Il Teatro fu disertato dal pubblico e poco alla volta cadde in abbandono.
Per riempire il vuoto culturale che lasciò la chiusura del Teatro Maldonado, vari gruppi di cittadini stimolati da Rafael Pumbo, incaricarono l’architetto Pietro Cantini nell’anno 1881 che elaborasse il disegno di un nuovo Teatro da costruire su un lotto di terreno vicino all’Osservatorio Astronomico nello spazio che oggi occupa il Palazzo Echeverry.

Il maestro Cantini fece il disegno ed elaborò il progetto per la sua costruzione però tutto rimase solo sulla carta perché il Governo non aveva i fondi necessari per iniziare l’opera e neppure i vari comitati di cittadini interessati riuscirono a trovarli.
Di questo tentativo restò solo la cronaca del Dott. Rafael Pombo pubblicata dal quotidiano “El Conservador”:
“Da molto tempo professiamo amicizia e stima all’architetto ufficiale e molto amabile Cavaliere Sig.. Cantini; avendogli noi commissionato il complesso progetto di un nuovo teatro ci presentò prontamente un primo disegno e progetto la cui esecuzione ci auguriamo che si realizzi per arrestare il passato declino della Cultura Nazionale.”

Altro tentativo per la costruzione del Teatro si fece durante il Governo del Dott. Francisco Javier Zaldúa, nel 1882 di nuovo si incaricò il Maestro Cantini, nella sua veste di Architetto nazionale,
di stendere il progetto per la riconversione di una parte dell’edificio del Chiostro di San Domenico, in ottemperanza all’articolo n.6 della legge n.72, con cui si ordinava che il potere Esecutivo, previ accordi con i negozianti che lì avevano le loro attività, desse avvio senza altri indugi alla costruzione di un Teatro degno del ruolo culturale della capitale, con annessi tre saloni destinati a scuola di scultura, pittura e musica.

L’Architetto Cantini di nuovo predispose il progetto e i piani relativi in relazione al terreno su cui doveva sorgere e assecondando i desideri del Governo; senza dubbio anche questo progetto naufragò per la mancanza di fondi.

A quei tempi le commedie e gli spettacoli che si rappresentavano venivano allestite su tavolati predisposti sulle pubbliche piazze o in saloni affittati a tal fine; uno dei preferiti era il Chiostro di Santa Chiara per la sua ubicazione e spaziosità o in casa di famiglie che prestavano i loro spazi per questi eventi quando le rappresentazioni non erano molto complesse.

A prescindere dal fallimento dei tentativi precedenti dovuti alla difficile situazione economica del paese che impedì si realizzasse, il progetto del Teatro rimase latente in attesa di tempi migliori.

Questo onore spettò all’allora Presidente Dott. Rafael Núñez, che nonostante le tante difficoltà e rivolte che affliggevano il Paese a quei tempi trovò il tempo di pensare a questo progetto come dimostra la lettera del 24 Marzo 1884 indirizzata al suo amico Maximo Nieto in cui tra le altre cose dice:
“Questa sera si tenne a Palazzo un’animata riunione col solo scopo di gettare le basi per la costruzione di un nuovo Teatro. Se qualche volta mi distraggo dalla Politica per occuparmi di questioni artistiche lo faccio ispirato dall’amore che nutro per il Teatro, giacchè questo ci farà dimenticare un poco la nostra penosa situazione e contribuirà alla formazione del teatro colombiano che poco per volta si farà strada tra quelli delle altre Repubbliche vicine”.

L’entusiasmo del Dott. Nuñez di dotare il Paese di un luogo adatto perché l’arte, con una delle sue più belle manifestazioni potesse essere apprezzata all’interno di un contenitore appropriato, non si limitò ai precedenti tentativi ma al fine di rendere concreta la sua idea dettò il 14 de settembre 1885, il Decreto No. 601 nel quale, avvalendosi dei poteri speciali conferitigli per lo stato di guerra del Paese, dichiarò di proprietà statale per utilità pubblica l’edificio del Teatro Maldonado con tutti gli annessi e le dipendenze necessarie perché il locale presti convenientemente il servizio a cui era destinato. Nello stesso tempo disponeva che si pagasse una somma di denaro stabilita da appositi periti nominati dal Governo al Sig. Maldonado Bruno e agli altri proprietari a titolo di rimborso per l’esproprio.

Con lo stesso decreto incaricò l’Architetto Nazionale Pietro Cantini delle opere di riparazione e adattamento dell’edificio per il nuovo Teatro e aprì un credito straordinario nazionale con lo scopo di coprire i costi.
Curiosamente il luogo eletto dal suddetto Decreto 610 come sede del nuovo Teatro era già stato occupato dai due precedenti il “COLISEO RAMIREZ “ e il “TEATRO MALDONADO”.

Il “Coliseum Ramirez” fu costruito da un commerciante spagnolo chiamato José Tomas Ramírez negli anni 1792-1793 e riguardo al denaro che si utilizzò per la sua costruzione il giornale “Papel Periódico Ilustrado” riporta il seguente aneddoto:
“…il Sig. Ramirez fu un uomo benestante però fu rovinato dalla passione del gioco tanto da essere costretto a elemosinare di notte nei luoghi frequentati dai suoi amici giocatori l’indispensabile per sopravvivere. Una notte in cui c’era gran concorrenza di giocatori il banco era tenuto da un “Oidor”
molto ricco il tavOlo verde brillava per la ricchezza di once d’oro e al momento di iniziare il gioco l’”Oidor” si ricordò all’improvviso che essendo il 1 di Gennaio c’era la festa ufficiale del baciamano e degli Auguri per l’Anno Nuovo al Palazzo del Vicerè. Posto davanti all’alternativa di ritirare il suo denaro dal tavolo con grande pregiudizio della sua posizione di giocatore e quella di farsi sostituire da un altro il suo sguardo cadde sul Dott. José Tomas Ramírez che stava in un angolo in attesa dell’elemosina dei suoi antichi compagni di gioco. Lo chiama immediatamente e lo fa sedere al suo posto per tener banco con i suoi denari. L’”Oidor” si reca al Palazzo del Vicerè dove compie i suoi doveri d’etichetta e poi torna a casa sua senza più pensare alla sorte avuta dal suo denaro lasciato sul tavolo verde.
Con grande sorpresa dei giocatori quella notte Ramirez ebbe una fortuna sfacciata e prolungata cosicché continuò a giocare fino alla mezzanotte senza poter lasciare il suo posto perché la delicatezza della situazione lo imponeva. Alla fine i suoi compagni di gioco quasi rovinati, persi i denari che avevano e molte altre somme in più abbandonata la speranza di rifarsi se non in un’altra occasione, si ritirarono lasciando Ramirez padrone di una gran quantità di denaro sonante più quello perso sulla parola che come debito di gioco era sacra soprattutto a quei tempi.

Come persona d’onore Ramirez si affrettò non appena fatta l’alba a casa dell’”Oidor” per metterlo al corrente della vincita. Questi importunato così presto lo ricevette in malo modo mentre Ramirez gli spiegava di avere vinto una somma enorme che desiderava mettere a sua disposizione.
Ma l’”Oidor” ricusò l’offerta dicendo che dal momento che lui lo aveva incaricato di sostituirlo “de Flor” al tavolo verde aveva ritenuto perso il suo denaro considerata la cattiva sorte che sempre aveva perseguitato Ramirez.
Dopo lunghe discussioni il “Oidor” accettò solo la cifra che aveva lasciato al banco lasciando il resto della vincita all’ex sfortunato Ramirez.
Con questi soldi e nell’intento di investirli in un’attività più sicura del gioco Ramirez in società con José Dionisio del Villar dette inizio alla costruzione del Teatro e con l’appoggio del Vicerè José de Ezpeleta iniziarono l’opera il 20 Agosto 1795 sotto la direzione del colonnello Domingo Esquiaqu e si concluse il 27 Ottobre 1793 (?).
L’allora Arcivescovo di Bogotà Monsignore Martínez Compañón, considerava a quei tempi che le rappresentazioni teatrali danneggiavano i buoni costumi del popolo e per impedire la sua realizzazione tentò di comprare il progetto dai soci e non accettando questi l’offerta si disgustò a tal punto da predirre che avrebbero perso tutti i loro averi e che il giorno di maggior concorso di pubblico il teatro sarebbe crollato sul pubblico lasciandolo sepolto sotto le sue rovine.
Nonostante questi terribili auguri i soci continuarono nel loro affare .”

Senza dubbio la prima parte del pronostico si compì alla lettera secondo quello che racconta il Dr. José María Caballero nel suo “Diario”: Ramírez si rovinò con il “Coliseo” e morì a Tocaima il 2 Gennaio 1805 in completa povertà.

NOTA: Grazie alle ricerche di documenti fatte dal musicologo Egberto Bermúdez sappiamo che Ramirez era Sottotenente di Cavalleria arrivato in Colombia alla fine della decade del 1780 con un grosso contingente di militari. Questi documenti pongono in serio dubbio le versioni già conSolidate sull'origine e la professione di Ramirez.

Il “Coliseo Ramirez” fu famoso ai suoi tempi, lì si rappresentarono commedie di origine locale e si fecero arrivare le prime compagnie teatrali e d’opera dal Vecchio Mondo che dovettero affrontare una vera avventura per arrivare fino a questa capitale. In effetti si imbarcavano in Francia, Spagna o Italia su una nave a vapore che impiegava dai 25 ai trenta giorni ad attraversare l’Atlantico se non c’erano altri problemi, arrivando a Sabanilla (oggi Porto Colombia) e subito dovevano reimbarcarsi per risalire il fiume Magdalena fino alla città di Honda e da lì a dorso di mulo fino a Bogotà. inerpicandosi su per gli scoscesi dirupi della Cordigliera delle Ande, patendo i rigori del clima e dovendo sopportare nugoli di “mosquitos” e altre non piccole calamità.
Questa odissea limitava notevolmente la possibilità di trovare ottimi attori dal momento che più che le loro doti artistiche prevalevano la loro capacità di sopportare un viaggio tanto lungo e pericoloso.

Il “Coliseum Ramirez” si modificò poco per volta e cambiò proprietari in diverse occasioni fino ad arrivare nelle mani dei fratelli Bruno y Timoteo Maldonado.
Nel 1871 il Dott. Bruno acquista la quota del fratello Timoteo diventando unico proprietario del Teatro eccetto alcuni palchi di proprietà di altri privati, rifà la facciata decorandola con otto colonne doriche ed effettua alcune modifiche all’interno per rendere più comodi i palchi e dare più visibilità alla scena; gli cambia il noma in Teatro Maldonado e compie sforzi per presentare nuovi e variati spettacoli.
Senza dubbio a questo punto le cose non gli vanno tanto bene per la difficoltà di selezionare cose nuove, il pubblico intanto si va stancando e ogni volta il pubblico cala finchè come detto all’inizio di questo capitolo si vide costretto a chiudere i battenti del Teatro otto anni dopo averlo battezzato col nuovo nome nell’Agosto del 1879.
Nonostante che il Teatro fosse chiuso quando il Dr. Rafael Núñez dettò il Decreto di esproprio e l’edificio praticamente in rovina, il Sig. Maldonado mai accettò questo atto ufficiale che ritenne un abuso e pertanto dette iniziò a un lungo processo giudiziario che si protrasse per undici anni e che terminò quando il Teatro Cristobal Colon era già stato costruito e il Sig. Bruno nel frattempo morto.

Nel suo testamento stilato nel 1890 dispose che i suoi eredi, per nessun motivo e sotto pena di essere diseredati, dovessero accettare il denaro offerto come indennizzo giacchè egli voleva che il Governo lo risarcisse dei presunti danni che l’esproprio gli aveva causati.

traduzione di Alberto Raffaele Mosca - segue -

Teatro de Cristóbal Colón - Calle 10 No. 5-32 / Teléfonos: 2847420 - 3410475 / Fax: 2 846245

ANEDOCTAS RELACCIONADAS CON LA CONSTRUCCION DE UN TEATRO.

Posted: Mon Jan 15, 2007 7:02 pm
by alberto
IL TEATRO NAZIONALE
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La copertura più importante dal punto di vista strutturale è la seconda che copre la sala propriamente detta che fu progettata come un “plafone” sospeso sulla platea con un area di 648 mt. quadrati e per la cui realizzazione l’architetto disegnò delle travi inclinate in legno e ferro che si appoggiano agli estremi del muro della platea con una luce fra gli appoggi di 27 metri,; da queste travi pendono i cerchi che per mezzo di rostri e ganci in ferro sostengono una struttura di legno foderata interamente di incannucciato per poter stendere il gesso del plafone che copre la platea su cui successivamente saranno dipinte le ornamentazioni che non dovranno soffrire danni in virtù di questo accorgimento tecnico che impedisce che il peso del tetto provochi danni o crepe al sottostante plafone..
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Il lampadario originale fu opera del Maestro Luigi Ramelli, realizzata sopra un’armatura di ferro a forma di mezza sfera con ornamenti in gesso, con 32 portalampade al centro, consisteva di una corona di foglie dalla quale si dipartivano otto raggi semicircolari che convergevano sotto un bottone centrale decorato in forma simile alla corona.
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Il 26 Marzo 1889 il Governo Nazionale rescinde il contratto che sottoscrisse a Parigi il 2 Novembre 1880 con l’Architetto Pietro Cantini, ma il Maestro si offre di continuare in forma gratuita la direzione dei lavori del Teatro, mediante un compromesso firmato con il Governo in cui entrambe le parti riconoscono il compimento degli obblighi assunti dai contraenti.
L’Architetto Cantini, secondo il detto compromesso, in considerazione della benevolenza ed equità con cui fu trattato dal Governo dalla Società Colombiana e per manifestare in una maniera pratica i sentimenti di gratitudine che lo animavano si impegnò con il Governo della Colombia a dirigere gratuitamente fino alla loro conclusione i lavori dell’opera del teatro Nazionale.

traduzione di Alberto Raffaele Mosca - segue -

ANEDOCTAS RELACCIONADAS CON LA CONSTRUCCION DE UN TEATRO.

Posted: Mon Jan 15, 2007 7:18 pm
by alberto
LA FACCIATA DEL TEATRO
La facciata del Teatro è di stile neo-classico e a prescindere da alcuni restauri posteriori ha conservato la sua armonica bellezza. Nel mese di Maggio del 1889 si iniziò la sua costruzione con pietre squadrate, con una altezza di 16 metri di ordine dorico divise in tre parti separate da due cornici.
Nel primo piano si disegnarono sette archi che danno su altrettanti locali e nel secondo piano si aprirono altrettante finestre ornate in pietra. Spiccano le tre centrali corrispondenti al “foyer” affiancate ciascuna da due colonne monolitiche erette sul luogo nel Marzo 1892. Queste colonne sostengono l’arco delle finestre che sono sormontate da un mascherone.
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La costruzione della facciata si terminò nel Maggio del 1892 e il suo costo fu calcolato in $ 85.120,87.
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Ad ogni lato delle colonne che ornavano l’entrata principale furono collocati dei medaglioni opera del Maestro Francisco Cano con l’effigie di Luis Vargas Tejada e José Fernández Madrid, precursori del Teatro in Colombia.

traduzione di Alberto Raffaele Mosca - segue -

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TEATRO COLON - pianta e fotografie
http://www.skyscraperlife.com/showpost. ... stcount=19

ANEDOCTAS RELACCIONADAS CON LA CONSTRUCCION DE UN TEATRO.

Posted: Mon Jan 15, 2007 7:23 pm
by alberto
PITTURA DECORAZIONE E ORNAMENTAZIONE DEL TEATRO

Al principo dell’anno 1889, essendo praticamente terminati i lavori di muratura della sala principale del teatro l’Architetto si dette la pena di trovare la persona che potesse contrattare con il Governo la realizzazione delle opere di pittura ad affresco che dovevano decorare il plafone della platea (648 metri quadrati!), dei vestiboli il “foyer” il salone della galleria, il salone dei fumatori e del caffè.
Era anche necessario procurare la tela occorrente a rivestire i palchi, le poltrone, i tendoni.
Le opere di ornamentazione in gesso, in sintonia con lo stile dell’edificio erano già state progettate e disegnate con l’ornatista Luigi Ramelli e lo scultore Cesare Sighinolfi, artisti che si erano formati alla Scuola di Belle Arti di Firenze la stessa dove il Maestro Cantini aveva studiato Architettura e dove si erano conosciuti.
Questi artisti erano arrivati in Colombia nel 1884 per suggerimento dell’architetto Cantini per far avanzare i lavori di decorazione delle opere che egli avrebbe realizzato e nel frattempo stavano lavorando in progetti del Governo e insegnavano ornato e scultura nella Scuola di Belle Arti di Bogotà.

L’Architetto Cantini si mise in contatto con il Sig. Antonio Faccini, pittore di paesaggi e scenografie che si era stabilito a Bogotà con suo fratello Giovanni e insieme avevano uno studio fotografico chiamato “Fratelli Faccini”, con lo scopo di presentare la proposta al Governo e mediante un contratto potessero far giungere gli artisti per la decorazione con pitture ad affresco e per altri elementi decorativi necessari al teatro.

L’8 Marzo 1889 Faccini inviò una proposta al Signor "Ministro de Fomento" per far arrivare al porto di Sabanilla, oggi Porto Colombia, dodici decorazioni complete per differenti scene secondo i bozzetti che allegò, altre cose tra cui un grande sipario ornato da un motivo che avrebbe indicato il Governo che avrebbe eseguito il Professor Gatti a Firenze, previa sollecitazione del Maestro Cantini perché fosse dipinto espressamente da questo artista, far arrivare fino a Bogotà gli artisti necessari per le pitture dei plafoni di platea, salone d’ingresso, sal di attesa, concerti, palchi ecc. ospitandoli in casa sua e facendoli tornare in Europa noon appena terminati i loro lavori.

A questo scopo presentò i bozzetti corrispondenti i quali furono inviati al pittore Andres Santamaria perché esprimesse il suo parere su richiesta del Signor Presidente della Repúbblica, Dottor Carlos Holguín.
Appena questo pittore dette il suo benestare il Governo procedette a firmare il contratto corrispondente il 11 Giugno 1889 per un valore di $ 40.000 pagabili in tre rate. Nel detto contratto il Sig. Faccini, in qualità di cittadino straniero si obbligò a rinunciare a qualsiasi rivalsa diplomatica in caso di polemica, a realizzare altri modelli delle figure di decorazione nel caso che il bozzetto del Gatti non incontrasse il favore dei rappresentanti del Governo.
L’Architetto Cantini firmò come garante il compromesso e come aveva annunciato al Signor "Ministro de Fomento" nel mese di Aprile di quello stesso anno che si sarebbe recato in Italia per motivi di famiglia fu incaricato dal Governo affinché, d’intesa col Generale Alejandro Posada, Ministro Plenipotenziario per il regno d’Italia e il Signor Roberto Suarez decidessero con il pittore Annibale Gatti i motivi ornamentali del sipario.

Il 12 Giugno 1888 viaggia per l’Italia il Sig. Faccini in compagnia del Maestro Cantini non senza che quest’ultimo lasciasse prima precise istruzioni sui lavori che dovevano essere portati avanti durante la sua assenza sotto la direzione del Sig. Eugenio Lopez a cui l’Architetto lasciò l’incarico dei lavori.
Il Maestro Cantini ritornò in Colombia nel mese di Aprile del 1889 per riprendere la direzione dei lavori.
D’accordo con quello stabilito nel contratto con il Sig. Faccini si fissò il giorno 30 Luglio 1890 perché i pittori e i decoratori iniziassero i loro lavori a partire dalla quale si contava il periodo di un anno per il loro compimento formale.

All’inizio di detto mese di Aprile erano arrivati a Bogotà il pittore FILIPPO MASTELLARI e Giovanni Menarini E il tecnico in “tramoya” Giovanni Toffaloni.
Filippo Mastellari distribuì nell’area centrale del plafone dove si appoggiava il lampadario, seguendo la circonferenza sei spazi irradiatesi a forma di ovali con la parte stretta verso il centro e quella larga verso il perimetro della sala. Ognuno di questi spazi fu decorato da un ornato composto da un pilastro, foglie rosoni e un mascherone tutti sottolineati da cornici, tutti dipinti a tempera, collocando nella parte periferica corrispondente alla base una fioriera con rose. Esternamente a questo circolo e disposti strategicamente dipinse dei tralicci a guisa di palco con le rispettive cortine. Questo ultimo accorgimento nell’insieme della prospettiva del plafone visto dal basso dava la sensazione di un “bersò”. Di fronte al centro dipinse lo scudo nazionale colombiano commettendo però l’errore di collocare il Condor che lo corona con la testa rivolta a sinistra anziché a destra. Come deve essere. Lo scudo è contornato da fiori e negli angoli laterali vicino alla scena da allegorie della Musica.
Negli spazi ovoidali dipinse sei delle nove Muse, così:
CLIO coronata d’alloro con una penna nella mano destra intenta a scrivere la Storia
CALLIOPE nella sua eloquenza come una giovane in atto di recitare un testo con lo sguardo rivolto all’Infinito.
MELPONEME pensierosa sulla sua tragedia appoggia il piede sopra il vino rovesciato mentre sostiena con la mano destra il libro del Sapere e la Spada.
EUTERPE la Musica nell’atto di suanare la trombetta
TALIA con maschere e cimbali sostiene il libro della Commedia nelle sue mani
POLIMIA la Poesia con la lira.
Non si poterono dipingere per mancanza di spazio
TERSICORE che rappresenta la Danza
ERATO l’Elegia
URANIA l’Astronomia
In questo modo si compose un gruppo pittorico di gran gustoil primo nel suo genere nel nostro Paese.

La elaborazione dei teloni della scena fu affidata all’artista Giovanni Menarini .
Per la decorazione e pitture del soffitto della galleria o balconata e dei palchi si adottarono una serie di figure geometriche di fregi e cornici.
Sfortunatamente il Governo ebbe dei problemi finanziari per cui non fu in grado di corrispondere il denaro dovuto per cui i lavori furono sospesi senza portare a termine la decorazione del salone d’ingresso, della sala dei concerti e del “foayer” [che furono successivamente affrescati dal Menarini].
La pittura delle parti terminate si concluse alla fine del 1891 e sei mesi dopo il Governo non aveva ancora potuto pagare al Sig. Faccini la terza ed ultima rata convenuta.

In quanto alle opere di ornato in gesso si iniziarono insieme alle pitture d’accordo con i termini del contratto firmato nel 1884 con gli artisti Luigi Ramelli e Cesare Sighinolfi.

traduzione di Alberto Raffaele Mosca - segue -

ANECDOTAS RELACIONADAS CON LA CONSTRUCCION DE UN TEATRO

Posted: Tue Jan 16, 2007 5:56 pm
by alberto
[n.d.t.]Per dare un'idea di che cosa volesse dire arrivare a Bogotà dall'Europa all'inizio del 1800: penso che non fosse molto diverso nella seconda metà dell'800 ferrovia a parte che nelle regioni andine non dovette avere molto sviluppo.

PER ARRIVARE A BOGOTA' IN COLOMBIA

"Il “Coliseo Ramirez” fu famoso ai suoi tempi [1793-1802], lì si rappresentarono commedie di origine locale e si fecero arrivare le prime compagnie teatrali e d’opera dal Vecchio Mondo che dovettero affrontare una vera avventura per arrivare fino a questa capitale. In effetti si imbarcavano in Francia, Spagna o Italia su una nave a vapore che impiegava dai 25 ai trenta giorni ad attraversare l’Atlantico se non c’erano altri problemi, arrivando a Sabanilla (oggi Porto Colombia) e subito dovevano reimbarcarsi per risalire il fiume Magdalena fino alla città di Honda e da lì a dorso di mulo fino a Bogotà. inerpicandosi su per gli scoscesi dirupi della Cordigliera delle Ande, patendo i rigori del clima e dovendo sopportare nugoli di “mosquitos” e altre non piccole calamità.
Questa odissea limitava notevolmente la possibilità di trovare ottimi attori dal momento che più che le loro doti artistiche prevalevano la loro capacità di sopportare un viaggio tanto lungo e pericoloso."

traduzione di Alberto Raffaele Mosca

Nel sito seguente si possono vedere fotografie di Bogotà e dei suoi mezzi trasporto a fine del sec.XIX inizi XX a titolo di esempio:
http://www.idea.unal.edu.co/proyectos/h ... samb2.html