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STORIA DI UN BASTONE

Posted: Wed Apr 04, 2007 3:52 pm
by alberto
STORIA DI UN BASTONE
1
C'era un ramo, un bel ramo pien di foglie.
A sera ci venivan su gli uccelli:
il passero ciarliero con la moglie,
le autorevoli schiere dei fringuelli,
ci si lisciava e si sgrullava il dosso
il cardellino dal berretto rosso.
2
Allora era un brusio futile, un fitto
pipiar fra la densa fronda umbratile.
Dicea la sua ogni uccel, com'è diritto
natural sia dell'uom che del volatile;
ciascun dicea la sua senza molestie.
Oh libertà del regno delle bestie!
3
Ma, un giorno, un colpo d'ascia risoluto
tagliò il ramo di netto; a quell'insulto
il ramo, che era sempre stato muto,
mandò un "crac" somigliante a un singulto;
un "crac" che se ci penso, il cor mi frange
più ancor dell'ex Orlando quando piange.
4
Pensò; "Non sarò più, come fui ieri,
rivestito di foglie umide e schiette
non son come la mancia ai camerieri,
che un poco si toglie e un poco si rimette.
Reciso sono; al tronco forte e bruno
ormai non mi riappiccica nessuno.
5
Mentre così piangea tra legno e scorza,
un coltel lo sfrondò con attenzione;
poscia una mano lo brandì con forza,
e una voce esclamò: "Che bel bastone
duro, nodoso! Mi farà servizio
ottimamente al prossimo comizio.
6
"Ah - pensò il ramo - meno mal! Non sono
un seccume da mettere nel fuoco;
a qualche cosa, grazie a Dio, son buono.
Posso campare ancora un altro poco.
Ma il comizio cos'è? Sarà una strada
dov'io reggerò l'uom perchè non cada.
7
Sarà un monte scosceso, un aspro colle
sassoso, un viottolin lungo un burrone
un sentieruccio che discende a valle
dov'è opportuno l'uso del bastone,
dove più del discorso e dell'ingegno
giova un povero buon pezzo di legno."
8
E qui si vede che i bastoni, stando
fra le frasche e gli uccelli, hanno il melenso
gusto di andar pian pian sgomitolando
il filo bianco e dritto del buon senso.
E ignorano, infelici, il grande gaudio
dei sofismi che adora il Treves Claudio.
9
Pensate la sorpresa del randello
quando vide un comizio che cos'era,
e si sentì rotare a mulinello
contro una testa e contro una bandiera,
sol perchè quel vessillo e quella testa
una fede affermavan salda e onesta.
10
Ah, per diana! Il bastone questa volta
obbedire non può, tacer non vuole.
L'ira lo torce, e poi quell'ira, sciolta
dai nodi, rompe in flutto di parole,
e un discorso si bello fuor gli scappa
che torto non faria neppure a Cappa.
11
"Che modo è questo! Lascia agli avversari
libertà di parola e di pensiero,
e poscia tu con argomenti chiari
le loro idee, se puoi, riduci a zero.
Le opinioni altrui ti son moleste?
Lotta con esse e lascia star le teste.

12
E se mi tiri in ballo, me, bastone
onorato, su, dammi il tempo almeno,
perchè io possa picchiar con convinzione,
di giudicar fra gli altri e te, sereno."
E il padron:"Tu pretendi, amico mio,
di ragionar? Ragiono forse io?
13
Io non ragiono, Busso, In verità
anch'io son un bastoe al par di te;
chè talun, che prudente a casa stà,
com'io te vibro, caccia avanti me".
Disse il bastone: "E' buon tal uso infame
per gli uomini e non per il legname".
14
In quel punto la mano che lo serra
l'alza l'abbassa lo scaglia e lo rota,
in modo tal che dopo breve guerra
la sala del comizio resta vuota.
Grida il bastonatore: "Ogni nemico
fu vinto dal pensiero bolscevico".
15
"No - disse il legno - non vantarti tanto!
Ho vinto io baston ben stagionato;
e per ciò, per diritto sacrosanto ,
sono il tuo naturale alleato.
Che nessuno, il tuo cuore e il tuo cervello
può rappresentare meglio di un randello."

TURNO
Pubblicata sulla Domenica del Corriere del 16-23 Novembre 1919 n.46 pag.3