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I – CHING (Yi Jing) e IL COMPUTER

Posted: Thu May 25, 2006 10:10 pm
by alberto
La numerazione binaria che oggi usiamo nei calcolatori, non è un sistema di numerazione inventato da Leibniz. Il grande matematico descrisse un sistema già usato dagli antichi cinesi, lui cercò solo di capirci qualcosa creando un sistema numerico; ma nel farlo fu poi quasi deriso; ma in seguito questa "chineseria" fu ripresa da Boole che ci capì qualcosa di più, ma la sua grande importanza la si scoprì in tempi recentissimi quando fu usato nei circuiti degli elaboratori elettrici (a relè) poi nei circuti elettronici dei computer che stiamo usando in questo momento.
Leibniz fu solo il primo che descrisse questo sistema nello scritto De Progressione Dyadica, pubblicato nel 1679. Ma c'è un antefatto; Liebniz (fra l'altro bibliotecario) era in corrispondenza con un gesuita missionario in Cina, padre Joachim Bouvet, che fece conoscere al grande matematico i curiosi diagrammi con gli esagrammi riportati in un testo antico molto diffuso in Cina, quanto la Bibbia in Europa. (quello che ricevette Leibniz, antico, lo pubblichiamo qui a metà pagina):

"Curiosi - scrisse Bouvet - perchè i cinesi da questi esagrammi del Libro dei I-CHING (detto anche Oracolo delle Mutazioni, e le cui origini si perdono nei miti della Cina preistorica - 4000 fa), riflettono le "mutazioni" che avvengono costantemente in tutti i piani dell'universo, inoltre -affermano i cinesi- è concepito per gettare luce sul mondo nascosto dietro le apparenze, e agisce quale guida ai misteri dell'io inconscio. Quindi oltre che un testo con una base scientifica, ha degli aspetti descrittivi e normativi dell'etica dell'uomo, fornisce indicazioni su quali criteri e valori devono essere rispettati da chi agisce".
Bouvet diceva il vero. Infatti, le due maggiori "religioni" cinesi, il taoismo e il confucianesimo, si ritrovano nelle pagine dell'I-Ching. Lao Tse fondatore del taoismo poggia molti suoi insegnamenti sulla saggezza dell'oracolo, e lo stesso Confucio lasciò scritto una serie di commentari proprio su I-Ching. Curiosa una sua affermazione riportata dagli Analettici (VII, xvi) "Se potessi aggiungere alcuni anni alla mia vita, ne dedicherei cinquanta allo studio dei I-Ching, così eviterei di commettere grandi errori".
Padre Bouvet, un gesuita curioso, indagatore, matematico e filosofo, in Cina rimase forse sconcertato nel vedere che il testo dei I-Ching non era preso in considerazione solo da individui di bassa cultura, come un oracolo pagano, ma che per filosofi e scienziati il testo era fondamentale, lo usavano da secoli, e su questo sistema avevano creato non solo alcune correnti di pensiero ma anche quelle scientifiche. Quindi Bouvet riteneva che da parte occidentale questo testo per lui quasi impenetrabile richiedesse un maggior approfondimento "scientifico-matematico" e anche filosofico. E chi meglio di Leibniz poteva analizzarlo?
Il matematico lo riceve e lo esamina per giorni e giorni; resta poi fulminato nell'intuire le possibilità potenziali di questo testo tre volte millenario.
Scopre dal grande cerchio dei 64 esagrammi (o dal quadrato al centro con 8 x 8 caselle) che se sostituiva la linea spezzata con lo 0 e la linea intera con un 1, poteva rappresentare qualsiasi numero in una progressione "binaria".
Non solo, ma forse intuisce pure, che ogni altro tipo di informazione umana, con lo stesso sistema, affidandosi ad alcune sequenze numeriche (in binario) ci si poteva costruire convenzionalmente (tutti gli alfabeti sono segni convenzionali) alcune lettere di un immaginario "alfabeto", di conseguenza parole, frasi; dunque anche esprimere dei concetti.
Come arrivò a questa conclusione non lo sappiamo; la corrente, i relè e le valvole termoioniche non esistevano e l'on-off neppure poteva immaginare cos'era, e altrettanto il polo positivo e il polo negativo, figuriamoci poi le porte logiche o gli indirizzi di memoria che (in binario) sono oggi universali.
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http://www.cronologia.it/mondo18.htm